Realtà ahahah

Far comprendere che la vita è una barzelletta cosmica,non sarà facile ma ci proverò
Grande povertà è quando l'uomo ha bisogno di tante cose: perché così egli dimostra di essere povero di cose del Grande Spirito.
Tuiavii capo polinesiano
Partirono alla ricerca della Verità. Trovarono chi li stava sognando.
Alejandro Jodorowsky
Nessuno va chiamato nemico; tutti sono tuoi benefattori, e nessuno ti fa
del male.
Non hai nemici, eccetto te stesso.
Francesco d’Assisi

I GOVERNI NON VOGLIONO UNA POPOLAZIONE IN GRADO DI PENSIERO CRITICO VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENT

I GOVERNI NON VOGLIONO  UNA POPOLAZIONE IN GRADO DI PENSIERO CRITICO  VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENT
I GOVERNI NON VOGLIONO
UNA POPOLAZIONE IN GRADO
DI PENSIERO CRITICO

VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENTI
PERSONE INTELLIGENTI QUANTO BASTA
PER FAR FUNZIONARE LE MACCHINE
E STUPIDI ABBASTANZA PER
ACCETTARE PASSIVAMENTE LA LORO SITUAZIONE

martedì 25 dicembre 2012

Da piccolo......

In questo periodo festivo, quando ero piccolo la tv trasmetteva sempre grandi comici.
Faccio altrettanto,la risata per me è l"evento più divino.
Grazie Toto

sabato 22 dicembre 2012

Vergogna


Vergogna rabbia e sconforto

Oggi davvero mi vergogno dell'italia e di essere italiano come non mai. Con un aereo di Stato i due militari colpevoli dell'assassinio di due pescatori indiani sono stati prelevati in Kerala e sono sbarcati a Roma. Due Ministri Terzi e Santa Paola sono stati ad accogliergli all'aeroporto accompagnati da un corteo di altissimi membri della oligarchia militare. Il Presidente della Repubblica li riceverà in modo solenne in Quirinale, Non so se è prevista medaglia d'oro per l'eroica impresa. Per quanto mi sforzi mi sfugge il senso di tante fastose accoglienze e non so dove si va a parare,. Certo mai prima d'ora si era giunti a tanta depravazione dello Stato! E' uno Stato che premia e festeggia l'assassinio!

martedì 18 dicembre 2012

Abbasso benigni,e viva l"Italia


Dolce Remi’, Roberto Benigni, nato appunto Roberto Remigio e pasciuto Benigni, il ragioniere che lesse Dante dopo Carmelo Bene. Da Bene a Benigni l’Italia crollò. Cosa avrebbe detto l’attore letterato salentino di noi e di lui? Che ce lo siamo meritato un cane così bavoso che ringhia come una pecora, perché siamo dannati ed applaudiamo all’ovvio, dopodiché il grande Carmelo ci avrebbe mandati tutti a farci un the, per non dir di peggio. Benigni il ruffiano non si inimicherebbe mai il vasto pubblico, non attaccherebbe mai a “sinistra e a manca”, non è una ripetizione è la realtà, poiché  gli serve il plauso del pubblico benpensante e poco pensante per darsi una ragione di vita.
Per questo si prostituisce in prima serata con le sue lezioncine a modo, facendoci la morale del secolo scorso. Tanto odiò Berlusconi che lo imitò al contrario, quest’ultimo fissato per la sana e robusta costituzione e l’altro per la Costituzione spogliata di senso storico e di pudore. Si è quindi buttato sulla Costituzione, già ridotta a carne di porco, alla ricerca di facile consenso, dopo cheShel Shapiro l’ha musicata; cioè il secondo  l’ha cantata e il primo l’ha canzonata, con il medesimo risultato deprimente. Benigni si riassume in un solo gesto, è passato da prendere in braccio Berlinguer a prenderci per il culo tutti. Che la carta fondamentale abbia avuto un ruolo decisivo nella storia Repubblicana nessuno lo può contestare, com’è incontestabile il fatto che oggi non serva più a nulla, essendo stata tradita dagli stessi che l’hanno innalzata e ridotta a feticcio dei propri interessi di partito e di bottega, ormai distanti anni luce da quelli del popolo e della nazione. Anzi, come sempre avviene, chi sventola più in alto le bandiere lo fa per pulirsi il sedere. Tutto passa, dunque anche la Costituzione, diventata uno statuto libertino dei peggiori svenditori della patria, quel che non passa mai di moda sono invece i ciarlatani che suonano il motivetto istituzionale mentre lo Stato va a picco. Articolo 1 di questa miseria nazionale: L’Italia è una Repubblica fondata sui traditori osannati dai buffoni.Del resto, prendereste lezioni di storia o di diritto da uno che nel suo film capolavoro di revisionismo fa liberare Auschwitz dai carrarmati americani anziché da quelli sovietici, come in effetti è successo? Si meriterebbe un bel lancio di uova in faccia altro che ovazioni. Abbasso i miserabili e viva l’Italia.

sabato 15 dicembre 2012

Pubblicita contro gli occhiali



Dall"interessantissimo sito,,,,www.sistemabates.it



In cosa consiste la Cura della Vista secondo il “Sistema Bates™”?
Il “Sistema Bates™” è l'applicazione pratica dei princìpi fondamentali di funzionamento della visione normale, scoperti dal Dott. W.H. Bates in cinquant’anni di pratica clinica e ricerca scientifica ed esposti per la prima volta in maniera organica nel 1920 attraverso la pubblicazione del libro originale Vista Perfetta Senza Occhiali — Bates.
È un “sistema” di cura basato sull’auto-trattamento per il rilassamento mentale e non una “ginnastica per gli occhi”: non si tratta, infatti, di stimolare o rafforzare muscoli oculari diventati o nati pigri, né si tratta di praticare un unico, universale, “metodo” di guarigione, perché non esiste una pratica specifica che funzioni bene e ugualmente per tutti, specialmente all’inizio.
Praticando i vari metodi del Sistema Bates™ la persona si esercita a rimanere consapevole del modo di vedere che ha l’occhio normale, che non fa mai tentativi per vedere, fino a quando la sua visione buona o perfetta non sia diventata il modo normale di usare gli occhi, sempre per tutto il tempo.
Bates aveva scoperto che chi ha una buona vista è abituato naturalmente a:
  • non fissare mai lo sguardo
  • dondolare continuamente tutti gli oggetti visti e anche quelli non visti
  • vedere bene una piccola parte di un oggetto al meglio e la restante parte non così bene
  • chiudere frequentemente gli occhi e riposarli
Ciò si traduce nel praticare costantemente e consapevolmente almeno tre “capisaldi”:
  1. il palmeggiamento, che consiste nel chiudere gli occhi e coprirli con i palmi delle mani senza toccarli, da ripetersi più volte durante il giorno per periodi più o meno lunghi; il ricordo o l’immaginazione di un colore o di oggetti e paesaggi di cui si può avere una visualizzazione mentale perfetta accelera ed amplifica questo processo di riposo e porta, se riesce, alla cura rapida e definitiva molto velocemente;
  2. la centrale fissazione, che è l’abilità propria dell’occhio sano di vedere “peggio” le parti degli oggetti o delle lettere che non si stanno guardando direttamente e di conseguenza di fare scivolare lo sguardo in modo tale che la parte che si guarda direttamente è sempre più netta e distinta di quella che gli gira intorno;
  3. il dondolìo, e cioè l’accorgersi continuamente che, quando si muovono gli occhi, la percezione che noi abbiamo dello spazio circostante simuove nella direzione contraria, e che la ripetizione ritmica e dondolante di questo tipo di movimento è fonte di rilassamento e di miglioramento della vista e del benessere del corpo/mente in generale.
Il grande genio del Dott. Bates è stato quello di scoprire che i veri meccanismi della vista sono mentali e che solo educando il paziente a pensare correttamente — ciò che solo il Sistema Originale del Dott. Bates fa— si può guarire dai difetti visivi, o migliorare la vista nei casi in cui essa sia già normale.

martedì 11 dicembre 2012

Misteri della vita

Una volta leggevo il giornale la  repubblica,ovvio mi aveva ipnotizato,adesso leggo di tutto,il mio preferito a tiratura nazionale è il giornale di berlusconi,la vita è proprio misteriosa,ahahah


Un premio ridicolo a un'Europa fasulla

Tre burocrati senza legittimità a Oslo per ritirare il premio a nome dell'Unione Europea


Erano in tre, ma non ne facevano uno. Tre burocrati privi di legittimità. Tre grigi «carneadi» sconosciuti, di cui molti dei 500 milioni di europei non distinguono titoli e funzioni.
Eppure quel terzetto senza voti e senza qualità è arrivato a Oslo a nome di tutta l'Unione Europea.
Nessun elettore li ha mai scelti. Nessun suddito dell’Unione ha mai potuto giudicare con un voto se i loro atti valgano le tasse versate a Bruxelles. Ma son tutti e tre presidenti e lasciarne uno a casa non si poteva. A Bruxelles il signor Herman Van Rompuy, è conosciuto come il «topo grigio». Nel 2011 il 96 per cento dei tedeschi consultati per un sondaggio sull’Unione ignorava chi fosse e cosa facesse. Eppure resta il presidente del Consiglio europeo. Poco riverito, ma pagato ogni mese molto più del presidente degli Stati Uniti.
Non appena arrivata la notizia del Nobel per la Pace all'Unione Europea Van Rompuy si è puntualmente fatto avanti per ritirarlo. E ha immediatamente brigato per lasciar a casa l'odiato Manuel Barroso, il presidente della Commissione europea colpevole di svolgere una funzione più comprensibile della sua e di godere persino di un minimo di notorietà. Il giochino del Barroso a piedi è, da sempre, il suo sport preferito. Nel giugno del 2011 s'imbarcò in tutta fretta su un aereo messogli a disposizione dall'aviazione militare belga e volò nella steppa del Volga per stringer la mano al presidente russo Dmitry Medvedev. A Barroso, atteso pure lui da quelle parti, non restò che affittarsi un jet privato. Il biglietto da 60mila euro lo pagammo noi europei.
Ma cosa importa? L'importante alla fine è esser degnamente rappresentati.
Così stavolta quelli di Bruxelles hanno fatto anche meglio. Sullo stesso volo ci hanno infilato pure il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Può contare solo sui voti di un partito socialdemocratico minoritario anche a casa propria. Deve il suo unico quarto d'ora di notorietà continentale al titolo di kapò regalatogli da Berlusconi. Ma è anche lui un presidente. Dunque a Oslo pure lui. In tre non ne fanno uno, ma giustificano la sfrontata, cinica crudezza di Nigel Farage, il leader del partito indipendentista inglese che rivolgendosi all'esterrefatto «presidente» Van Rompuy, seduto davanti a lui nell'aula di Bruxelles, evocò il sogno di un’Europa guidata da un politico di statura globale, capace di misurarsi alla pari con le altre grandi potenze. Poi guardò negli occhi lo sconcertato «topo grigio» e lo schiacciò con una frase. «Invece ciò che abbiamo sei tu. Non per essere scortese, ma hai il carisma di uno straccio bagnato e l'aspetto di un bancario di basso rango... dunque vorrei chiederti una cosa. Chi sei? Non ho mai sentito parlare di te. Nessuno in Europa ha mai sentito parlare di te». Ieri a Oslo si son presentati in tre. Ma non ne facevano uno. E in molti europei si è fatta strada la stessa irrispettosa, sanguigna curiosità del signor Farange. «Presidenti, chi siete?».

domenica 9 dicembre 2012

Verità


Quando un uomo va a dormire, egli prende con sé il tessuto di questo
mondo che tutto contiene, lui stesso lo distrugge, lui stesso lo costruisce, e
sogna attraverso la propria chiarezza la propria luce. Allora, questa persona
è illuminata.
Là non vi sono né carri, né buoi, né strade.
Ma egli estrae da se stesso carri, buoi e strade.
Là non vi sono né gioie, né piaceri, né delizie.
Là non vi sono né cisterne, né vasche di fior di loto, né correnti.
Ma egli estrae da se stesso cisterne, vasche di fior di loto, correnti.
Poiché egli è il creatore.
Upanishad

venerdì 7 dicembre 2012

Gli italiani sono disonesti? No sono schiavizzati


di Enrico Galoppini fonte
Alcuni giorni fa, Domenico Scilipoti, parlamentare già dell’IdV e noto inizialmente per aver formato ilMovimento di Responsabilità Nazionale a sostegno dell’ultima fase di un Governo Berlusconi colpito da “scandali” e “tradimenti”, è stato invitato ad una trasmissione de “La7” nella quale, in studio, sono ospiti fissi giornalisti della “autorevole” stampa estera.
Scilipoti, da un po’ di tempo, s’è fatto portavoce d’istanze sovraniste monetarie, culminate in un recente convegno presso la Camera dei Deputati, assieme al prof. Claudio Moffa, dedicato alla discussione di alcune proposte mirate alla restituzione della proprietà della moneta al popolo italiano.
Ma prima di procedere, invito a seguire con attenzione lo spezzone video della trasmissione in oggetto:http://www.youtube.com/watch?v=i3E2yxbW0Dg&feature=em-share_video_user
Ora, se uno non è completamente plagiato dai “media” e dalla mentalità che inducono, e se la sua capacità di discernimento non s’è ottenebrata del tutto, non faticherà a scorgere in quel che ha visto e ascoltato quanto segue.
Ma per prima cosa, una questione di “metodo”. Accettare l’invito in queste trasmissioni, sia “leggere”, sia “impegnate”, per parlare di questioni molto serie è completamente tempo perso. Gli autori, i conduttori e gli ospiti fissi di questi programmi – ammesso che lavorino “in autonomia” - preparano una situazione perfetta per screditare, di fronte ad un pubblico che conoscono bene come i proverbiali “polli”, l’invitato “scomodo” di turno. Ci sono mille sistemi: s’interrompe l’ospite mentre parla (meglio se sul più bello), si sminuisce, si travisa (“ma vuole tornare alla lira?”), si ridicolizza, si spaccia per assurda una cosa ragionevole (“ma come, un condono fiscale?”), si crea un clima non consono all’argomento trattato eccetera eccetera.
Molto meglio, quindi, se si ha qualcosa d’importante da dire, andare in mezzo alla gente, parlare faccia a faccia, ovunque si renda possibile, uscendo da quella parvenza di realtà che è la televisione: Grillo, questo, l’ha capito bene, proibendo ai suoi di partecipare a questi “salotti televisivi” e prediligendo le piazze. Molto più efficace il passa parola e il contatto reale che farsi infilare nel “panino” confezionato dagli ideatori di una trasmissione televisiva, destinata ad un pubblico per sua natura distratto e condizionabile al massimo grado.

mercoledì 5 dicembre 2012

I GIGANTESCHI PARASSITI CHE DIVORANO IL FRUTTO DELLE UMANE FATICHE


Roma – L’84% delle transazioni finanziarie è ormai in mano ai robot. Solo il 16% delle transazioni di borsa è portato a termine veri investitori che interagiscono con veri broker, il resto secondo il gruppo per le Quantitative and Derivative Strategies di Morgan Stanley è opera di computer che processano milioni di operazioni ad altissima velocità e frequenza, senza l’intervento di operatori umani. Il dato è relativo al periodo ottobre-dicembre del 2011.
UNO STRUMENTO IMPROPONIBILE – L’High Frequency Trading è considerato il segreto (o uno dei segreti) della veloce ripresa delle banche d’affari dopo il crack del 2008 e Goldman Sachs ad esempio domina con un volume d’operazioni doppio rispetto ai maggiori concorrenti.
Niente di buono perché lo HFT si porta dietro alcuni difetti originali che ne fanno semplicemente uno strumento incompatibile con il funzionamento minimamente sensato delle borse. Prima di tutto perché è accessibile solo ai giganti della finanza, dotati di hardware dalla potenza spaventosa, che possono pagare programmatori e matematici in grado di sviluppare software utili a “scremare” profitti da un enorme numero di transazioni aperte e chiuse nelle spazio di secondi, in un gioco dove anche i millisecondi hanno importanza vitale.
UNA CORSA TRUCCATA – Gli algoritmi elaborano le tendenze di borsa e ordinano alle macchine di piazzare migliaia di ordini seguendo le tendenze del mercato, aprendo posizioni che sono chiuse immediatamente dopo con guadagni teoricamente risibili, ma che moltiplicati per il numero delle operazioni diventano imponenti.
Questi trader privilegiati in virtù della loro potenza finanziaria e tecnologica godono per di più di vantaggi rilevanti rispetto alla platea degli investitori comuni, il più curioso dei quali è addirittura la possibilità di vedere gli ordini sul mercato un po’ prima che appaiano sui terminali dei piccoli investitori, nel caso del Nasdaq si tratta di un vantaggio di appena 30 millisecondi, più che sufficienti alle macchine dei privilegiati per rilevare prima di altri quel che accadrà e approfittarne.
I PICCOLI SONO IMPOTENTI – I computer dedicati allo HFT possono bullarsi degli investitori tradizionali, emettere e cancellare ordini quasi simultaneamente, avvantaggiarsi d’informazioni riservate, lanciare rally e farli evaporare all’improvviso, avendo come unici concorrenti plausibili solo altri sistemi simili. Che una cosa del genere possa essere consentita come se fosse la cosa più normale del mondo, rimane un mistero legato all’influenza di quella finanza sulla politica e sulle autorità che dovrebbero intervenire per reprimere attività del genere e che invece sono “convinte” con facilità a lasciare che il settore si regoli da solo.
DILAGA – Il problema è che oggi l’attività di queste macchine si è ormai estesa a quasi tutti i tipi di contrattazione, dai mercati azionari a quelli monetari, fino a quelli che trattano le materie prime, facendo di fatto saltare qualsiasi correlazione tra il trading e le realtà economiche sottostanti.
“La mano invisibile del mercato” è stata sostituita dalla manona invisibile dei computer che si battono armati di algoritmi arando il mercato e traendone profitti irrealizzabili da chiunque altro. Sembra evidente intuitivo poi che i profitti ricavati da queste attività siano sottratti alla concorrenza disarmata, ma secondo la fantastica matematica dei signori di Wall Street, quella che ad esempio si fonda sul credere che esista una cosa come la crescita infinita, sarebbe vero invece il contrario e quelli dello HFT porterebbero addirittura vantaggi ai mercati, che però sono giochi a somma zero e quindi contesti dove il profitto di alcuni arriva inevitabilmente a spese di altri.
LE PROVE – Proprio di recente The New York Times ha raccontato del rapporto firmato dal capo della Commodity Futures Trading Commission, Andrei Kirilenko, che mette nero su bianco proprio questa “scoperta”, anche se si tratta di un’evidenza disponibile a chiunque fin da una veloce analisi dei fondamenti del sistema, non fosse altro per i vantaggi evidenti e le discriminazioni che introduce a favore dei grandi operatori ad altra frequenza.
PAGANO I PICCOLI – Lo studio è stato accolto con prudenza, della quale però non c’è traccia nelle conclusioni di Kirilenko, che sostiene con forza sia i dati sui quali si è fondata la ricerca, eccellenti, che le conclusioni nette alle quali ha permesso di pervenire, su tutte quella per la quale HFT procurerebbe danni grossi agli investitori tradizionali, quelli che in teoria dovrebbero valutare la qualità di quanto commerciano e contribuire con le loro offerte a formarne il prezzo di mercato o ad allocare gli investimenti presso i progetti economici più redditizi. Risultati difficili da perseguire mentre i droni della grande finanza ronzano ad altezze irraggiungibili ai comuni mortali e muovono i mercati secondo logiche che nulla hanno a che fare con le loro teoriche ragioni d’essere.
CREDIBILITA’ ZERO – Secondo Kirilenko se non si porrà rimedio gli investitori si sposteranno per forza verso mercati meno trasparenti, ma dove almeno non arrivano quelli dello HFT, perché mettere i propri soldi in un gioco dalle regole truccate dove la vittoria è riservata a chi fa e disfa le regole a proprio vantaggio alla fine erode la fiducia dei clienti, già ai minimi dopo che al crack del 2008, sono seguite la farsa del “troppo grandi per fallire”, i salvataggi a carico dei contribuenti e anche una catena degli scandali che ha mostrato come tutto quanto era stato affidato alla responsabile autogestione dei colossi bancari e finanziari si è invece rivelato inquinato dagli abusi e dalle truffe, che non hanno risparmiato neppure la fissazione del LIBOR, il tasso che funziona da meridiano di riferimento per quasi tutte le transazioni finanziarie nel mondo.
SEGNI DI CRISI – L’unica nota positiva è in realtà un segnale d’allarme, perché se i profitti di questa particolare industria sono in calo nonostante l’allargarsi ad altre borse, i volumi sono calati negli ultimi tempi e non solo a causa di una vera e propria corsa agli armamenti che ha visto le banche dotarsi di macchine sempre più potenti e costose, fino a che anche il loro acquisto e gestione ha raggiunto costi stellari e costretto i protagonisti a dotarsi di veri e proprie strutture dedicate a mantenersi al passo della concorrenza.
UNA PRATICA PERICOLOSA – Secondo Kirilenko è abbastanza evidente che i profitti derivanti da HFT aumentino con l’aumentare dell’aggressività degli algoritmi e delle indicazioni impartite ai trader, ma con l’adozione di profili più aggressivi aumentano anche le probabilità che qualcosa vada storto, come nel caso dell’ormai famoso “flash crash”, che vide la borsa americana sprofondare quasi del 10% nello spazio di un amen a causa di qualcosa che è andato storto dalla parte dei trader ad alta frequenza. Quell’incidente nel 2010 ha avuto almeno il merito di spaventare alcuni legislatori e da spingerli ad interessarsi del fenomeno, ma per ora non sembra che la spinta sia tale vincere la corrente impetuosa dei lobbysti che spinge in direzione contraria.
LA POLITICA ARRIVA DOPO – Solo di recente si è notato un interesse da parte di qualche politico statunitense al fenomeno, per ora prevalgono quelli che chiedono più informazioni sul fenomeno prima di dirsi pronti a decidere se lo HFT sia davvero quella bomba sulla quale sembra essersi seduta di nuovo l’economia mondiale o invece una normale evoluzione tecnica come furono quella del computer, del telefono o del telegrafo, che indubbiamente trasformarono l’operatività di borsa, senza che tuttavia se ne approfittasse qualcuno in maniera tanto discutibile e così poco fair.
CE LA FARANNO? – Il Nyt, nell’ottica del “giornalismo bilanciato” ha aggiunto in coda alle affermazioni di Kirilenko l’opinione di “Terrence Hendershott”, un professore un po’ di parte che si occupa della materia, che ha criticato la ricerca in quanto non prenderebbe in considerazione i vantaggi portati dall’introduzione della novità.
Vantaggi che poi diventano uno solo, il calo delle commissioni che si è esteso agli investitori ordinari, anche se per questi le commissioni hanno davvero poca importanza se poi gli investitori sono chiamati a fare le loro puntate su un tavolo che sanno truccato, è evidente che il vantaggio sulle commissioni sia del tutto irrilevante, moralmente ed economicamente. Riusciranno i nostri eroi a sanare la situazione prima che il mondo si ritrovi di nuovo a piangere su un panorama di borse devastate dalla prossima crisi “imprevista”?
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martedì 4 dicembre 2012

L’Universo, il cervello umano e internet: esistono delle similitudini?

Il Giornale Onlinedi Corrado Ruscica

Secondo uno studio recente pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Scientific Reports, la struttura dell’Universo e le sue leggi fisiche che lo governano potrebbero essere molto simili a quelle del nostro cervello e a quelle che caratterizzano internet o i social network.

“Certamente non stiamo affermando che l’intero Universo è una sorta di gigantesco cervello o computer” spiega Dmitri Krioukov del Cooperative Association for Internet Data Analysis (CAIDA), presso il San Diego Supercomputer Center (SDSC) dell’Università della California a San Diego. “Tuttavia, la recente scoperta sul fatto che esiste una forte equivalenza tra la struttura dell’Universo e le reti complesse, come internet o i social network, suggerisce sorprendentemente che possano esistere leggi fisiche simili che governano i processi dinamici di questi sistemi molto complessi”. Le similitudini al livello strutturale e dinamico che sono alla base di reti molto diverse tra loro sembrano indicare che esistono delle leggi universali anche se ci sfugge al momento quale possa essere la loro origine e natura. Oggi, grazie ad una serie di complicate simulazioni numeriche, un gruppo di ricercatori hanno dimostrato che la rete cosmica, che rappresenta la struttura su larga scala dell’Universo e che evolve man mano che lo spazio si espande accelerando, mostra delle forti somiglianze rispetto ai network più complessi, come internet, appunto, o addirittura i sistemi biologici.

“Questi risultati hanno implicazioni fondamentali sia per i network scientifici ma anche per la cosmologia in generale” commenta Krioukov. “Abbiamo scoperto che l’evoluzione dinamica su larga scala relativa alle reti più complesse e alle reti casuali diventano asintoticamente simili e questo dimostra la somiglianza che esiste tra queste reti”. Insomma, chi l’avrebbe mai detto che l’evoluzione dello spaziotempo quadridimensionale dal vuoto quantistico avesse a che fare con la struttura di internet? Ora, se immaginiamo per un attimo la struttura dell’Universo, essa ci appare astronomicamente grande, se non addirittura infinita. Ma anche se fosse finita, si calcola che essa non sia più piccola di 10^250 atomi di spazio e tempo, cioè 1 seguito da 250 zeri! Per fare un confronto, si stima che il numero delle molecole dell’acqua presenti negli oceani di tutto il mondo sia almeno di 4,4 X 10^46. Per lavorare a questa struttura immane, i ricercatori hanno trovato un modo per scalare le sue dimensioni, mantenendo comunque inalterate le proprietà fisiche e dimostrando matematicamente che queste proprietà non dipendono dalle dimensioni della struttura scelta in un determinato intervallo di parametri, come la curvatura e l’età dell’Universo. 

Una volta ottenute le dimensioni scalate, i ricercatori hanno realizzato una serie di simulazioni della struttura casuale dell’Universo utilizzando Trestles, uno dei super computer più potenti del SDSC. Dopo aver ottimizzato l’applicazione, Robert Sinkovits è stato in grado di completare il calcolo numerico in appena più di un giorno rispetto al tempo di calcolo previsto originariamente dal progetto e cioè tre o quattro anni. Non solo, ma i risultati sono stati in perfetto accordo con la teoria. Ora, però, ci si chiede se questa equivalenza asintotica possa essere frutto di una coincidenza o meno. “Potrebbe essere”, dice Krioukov, “ma la probabilità che esista una tale coincidenza è estremamente bassa. In fisica, le coincidenze sono estremamente rare e non succedono quasi mai. C’è sempre una spiegazione che non potrebbe essere ovvia al momento”. Forse, questa spiegazione potrebbe un giorno portare alla scoperta di leggi fondamentali comuni e universali di cui due diverse conseguenze sono le leggi della gravità, che descrivono la struttura su larga scala dell’Universo, e leggi ancora sconosciute che descrivono, invece, i processi dinamici dei sistemi complessi.

Fonte: 

sabato 1 dicembre 2012

Gibran.Sventurata quella nazione


"Sventurata quella nazione che lascia
la religione per l'opinione,
il viottolo di campagna per il vialetto di città,
la saggezza per la logica.


Sventurata quella nazione
che non tesse gli indumenti che indossa,
non pianta ciò che mangia,
ne pigia l'uva di cui beve il vino.

Sventurata quella nazione sottomessa
che vede la perfezione della virtù 
nella pompa del conquistatore,
ai cui occhi la bruttezza dell'oppressore   diventa bellezza.
 
Sventurata quella nazione
che combatte l'ingiustizia nei sogni,
ma cede al torto durante la veglia.
Sventurata quella nazione che alza la voce
soltanto alle cerimonie funebri,
che dimostra stima solo presso la tomba,
e aspetta a ribellarsi
solo quando ha il collo minacciato dalla lama di una spada.
Sventurata quella nazione la cui politica è fatta di sotterfugi,
la cui filosofia è impostura, la cui industria è fatta di rattoppi.
Sventurata quella nazione che saluta l'oppressore
accogliendolo con suoni di piffero e rulli di tamburo,
per poi mandarlo via a suon di fischi
e accogliere il successivo con canti e squilli di tromba.
Sventurata quella nazione in cui il saggio non ha voce,
il campione è cieco e l'avvocato balbettante.

Sventurata quella nazione in cui ogni tribù
pretende di essere una nazione a sé."

Da "Gibran, Massime spirituali"