Realtà ahahah

Far comprendere che la vita è una barzelletta cosmica,non sarà facile ma ci proverò
Grande povertà è quando l'uomo ha bisogno di tante cose: perché così egli dimostra di essere povero di cose del Grande Spirito.
Tuiavii capo polinesiano
Partirono alla ricerca della Verità. Trovarono chi li stava sognando.
Alejandro Jodorowsky
Nessuno va chiamato nemico; tutti sono tuoi benefattori, e nessuno ti fa
del male.
Non hai nemici, eccetto te stesso.
Francesco d’Assisi

I GOVERNI NON VOGLIONO UNA POPOLAZIONE IN GRADO DI PENSIERO CRITICO VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENT

I GOVERNI NON VOGLIONO  UNA POPOLAZIONE IN GRADO DI PENSIERO CRITICO  VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENT
I GOVERNI NON VOGLIONO
UNA POPOLAZIONE IN GRADO
DI PENSIERO CRITICO

VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENTI
PERSONE INTELLIGENTI QUANTO BASTA
PER FAR FUNZIONARE LE MACCHINE
E STUPIDI ABBASTANZA PER
ACCETTARE PASSIVAMENTE LA LORO SITUAZIONE

mercoledì 13 febbraio 2013

La Tradizione della Foresta in Thailandia


Una sintesi del lignaggio di Santacittarama


Tratto da www.forestsangha.org, tradotto da Giorgio Salce.

LA TRADIZIONE THAILANDESE DELLA FORESTA rappresenta un ramo della tradizione buddhista Theravada. Il buddhismo Theravada, conosciuto anche come Scuola Buddhista Meridionale, è presente in tutta la Thailandia,in Birmania e Sri Lanka. La tradizione Theravada si basa sui discorsi trasmessi dal Canone Pali, una delle più antiche raccolte di manoscritti buddhisti. Theravada significa letteralmente "Via degli Anziani" e trae questo nome dalla sua stretta aderenza all'insegnamento originale e alle regole della vita monastica che il Buddha ha trasmesso.
La tradizione del buddhismo Theravada in Thailandia è composta da diversi lignaggi e diversi generi di monasteri. Quasi tutti i villaggi e le città in Thailandia hanno almeno un monastero, che può servire come luogo per le celebrazioni, per le preghiere, per le attività culturali, per l'educazione e per la cura della salute. I monasteri thailandesi sono molto diversi tra loro e coprono un'ampia gamma di funzioni, con approcci diversi alla vita monastica. Alcuni monasteri sono focalizzati sui canti e le cerimonie, alcuni sullo studio, sulla ricerca intellettuale, alcuni sulle guarigioni e sulle benedizioni, altri sulla pratica della meditazione, altri ancora sono legati a superstizioni locali e alla magia. Nei monasteri urbani, i monaci sono spesso incoraggiati a concentrarsi sullo studio e sulle attività amministrative, praticando la meditazione solo come attività marginale. Oltre a variare nell'approccio alla vita monastica, i diversi monasteri hanno stili molto differenti, a seconda di come viene applicato il Codice buddhista della Disciplina monastica: il Vinaya.
La tradizione della foresta è il ramo del buddhismo Theravada in Thailandia che si attiene più strettamente alle regole monastiche originali, così come stabilite dal Buddha. Inoltre, questa tradizione, enfatizza molto la pratica della meditazione e il raggiungimento dell'illuminazione come ragione della vita monastica. I monasteri della foresta sono principalmente orientati alla pratica del sentiero buddhista: la contemplazione della visione profonda. Questo comprende una vita di disciplina, rinuncia e meditazione, volta ad ottenere una pace e una verità interiore, così com'è stato insegnato dal Buddha. Vivere una vita di austerità consente alla comunità monastica della foresta di semplificare e affinare la mente. Questa pratica permette ai monaci di esplorare con chiarezza e in modo diretto le cause fondamentali della sofferenza nel proprio cuore, mentre coltivano interiormente il sentiero che porta alla liberazione dalla sofferenza e ad una più alta felicità. Vivendo in modo frugale, con poche proprietà, i monaci godono della gioia di una vita senza oneri sociali e possono abbandonare l'avidità, l'orgoglio, e le altre cattive abitudini che opprimono la nostra mente.
La comunità monastica della foresta vive in costante contatto con la comunità laica e da essa dipende. Mentre i laici forniscono il sostegno materiale ad una vita basata sulla rinuncia, come il cibo e la stoffa per gli abiti, i monaci garantiscono ai laici l'insegnamento e l'ispirazione spirituale. I monaci della foresta seguono 227 regole di condotta. Devono mantenere il celibato, mangiare solo fra l'alba e il mezzogiorno e non toccare il denaro. Normalmente praticano il Tudong: un'attività che consiste nell'attraversare a piedi i villaggi e la campagna, sia in pellegrinaggio sia alla ricerca di un posto solitario dove potersi ritirare nella natura. Durante questa pratica, i monaci dormono dove capita e mangiano solo quello che viene loro offerto lungo la strada dai laici.

Significato storico del monachesimo della foresta
La tradizione della foresta ha avuto inizio al tempo del Buddha e, con sorti alterne, si è sviluppata attraverso tutta la storia del buddhismo. In realtà possiamo dire che la tradizione della foresta è precedente al Buddha stesso, dato che abbandonare la vita della città o del villaggio per vagare nei boschi e attraverso le montagne, era una pratica spirituale comune nell'India antica. Il Buddha seguì questa tradizione, dopo aver compiuto 29 anni, lasciando la sua precedente vita di Principe, per seguire la via che porta oltre la nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte.
Il Buddha è nato nella foresta, ha raggiunto l'illuminazione nella foresta, ha insegnato nella foresta, ed è morto nella foresta. Molti dei suoi più grandi discepoli, come il Venerabile Añña Kondañña e il Venerabile Maha Kassapa, erano strettamente legati alla Foresta, dove mantenevano uno stile di vita di austera rinuncia. Il Buddha concesse ai suoi monaci, particolarmente determinati come i due appena nominati, di coltivare 13 pratiche speciali, chiamate Dhutanga, con cui si aderiva ad ulteriori restrizioni per ciò che concerne la veste monastica, il cibo e il tipo di riparo utilizzabile per la notte. Queste pratiche speciali di rinuncia, assieme alla pratica di vivere nella natura, hanno costituito la base fondamentale per lo sviluppo del monachesimo della foresta, durante tutta la storia del buddhismo Theravada.
I discepoli del Buddha che sceglievano di adottare queste pratiche dhutanga, vivendo in austerità nella foresta, lo facevano per molte ragioni: stare a contatto con la natura, con le sue difficoltà e i pericoli, come la minaccia costituita da tigri e serpenti, forniva loro un terreno perfetto per l'esercizio spirituale e per vincere la paura. La natura con la sua semplicità, la quiete e la bellezza originaria, assicurava un luogo piacevole in cui dimorare in pace, praticando con gioia la concentrazione nella meditazione. Inoltre la vita nella foresta consentiva a questi monaci di offrire amorevolmente un modello di virtù, utile alle generazioni future.
Le pratiche di questi primi asceti della foresta incarnavano l'insegnamento del Buddha e davano un esempio di come si percorra il sentiero verso la liberazione. Fin dai tempi del Buddha, la disciplina dell'ordine monastico nel suo complesso, la vitalità e l'integrità dell'insegnamento, hanno vissuto cicli di crescita e declino, di decadimento e rinascita. Attraverso questi cicli - con l'esempio dei primi discepoli che vivevano nella foresta e attraverso lo sforzo delle comunità monastiche, che si sono impegnate ad emularli, cercando di vivere una vita centrata sulla pratica della meditazione, la semplicità e la rinuncia - l'etica originale dell'insegnamento del Buddha è stata preservata e rivitalizzata.
La pratica, gli insegnamenti, e il codice di condotta monastica che il Buddha delineò 2500 anni fa, contrastano profondamente con la trama delle preoccupazioni mondane, come il successo materiale, il possesso, la ricchezza, il potere, la fama, il piacere e lo status sociale. La presenza di un ordine monastico rappresenta un grande vantaggio per la società, giacché fornisce una fonte di saggezza, pace e chiarezza, che trascende queste preoccupazioni mondane. D'altra parte però, gli interessi mondani possono penetrare nella vita monastica e distorcerla. Storicamente ciò è accaduto quando monaci e monache dediti alla meditazione, eccellendo in questa pratica, diventavano maestri famosi, richiamando ai monasteri un gran numero di visitatori, accompagnati da doni e offerte. Il successo stesso e la reputazione di questi Maestri, portavano ricchezza, potere e fama al monastero. In assenza di una vigilanza costante, le seduzioni del mondo potevano allora entrare nell'ordine monastico, generando corruzione e decadenza nelle istituzioni. E' in questi momenti che la pratica del monachesimo della foresta, proposta da insegnanti saggi e carismatici, raccolti nella vita spirituale, la disciplina e la meditazione, piuttosto che preoccupati delle gerarchie istituzionali e delle responsabilità ufficiali, ha giocato un ruolo cruciale nel riportare in vita l'etica originale degli insegnamenti del Buddha.

Origini della tradizione contemporanea della foresta thailandese
A metà del 19º secolo il buddhismo in Thailandia era diventato diffusamente corrotto e la disciplina monastica era degenerata, gli insegnamenti deviavano dai testi originali, c'era poca enfasi sulla meditazione e aveva spazio un'ampia convinzione che gli obiettivi spirituali non fossero più raggiungibili. Mentre questa tradizione stava svanendo, alcuni praticanti buddhisti, ben determinati, tornarono ai principi fondamentali della vita della foresta: disciplina morale e meditazione, per trovare il sentiero verso l'illuminazione, così com'era stato insegnato dal Buddha. La determinazione spirituale e i risultati raggiunti da questi praticanti, rivitalizzarono la tradizione contemporanea della foresta nel nord-est della Thailandia. Il nord-est era uno dei più remoti e poveri territori della Thailandia, conosciuto per la sua terra inospitale e per il buonumore della sua gente. Ed ora anche per i suoi saggi Maestri di meditazione.
La nascita della tradizione contemporanea della foresta, viene associata ad Ajahn Man e al suo maestro, Ajahn Sao: essi erano entrambe figli di contadini, nati nel nord-est della Thailandia. Ajahn Man nacque nel 1870, nella provincia di Ubon, vicino al confine con il Laos e la Cambogia. Aveva studiato presso il monaco della foresta Ajahn Sao. Ajahn Man praticò la meditazione con entusiasmo, dando corso ad una vita di vagabondaggio ascetico e di pratica meditativa nella natura. Divenne un grande maestro e un esempio di condotta eccellente. Quasi tutti i maestri di meditazione più conosciuti e riveriti del 20º secolo, in Thailandia, furono suoi diretti discepoli o sono stati influenzati da lui. Uno di quelli che seguì il suo esempio fu Ajahn Chah.

Ajahn Chah
Nato in una grande e prosperosa famiglia, in un villaggio rurale del nord-est della Thailandia, si era ordinato novizio fin dalla prima giovinezza. All'età di vent'anni, aveva preso gli ordini completi diventando monaco. Aveva poi studiato l'insegnamento buddhista e le scritture, ma, essendo più versato per la meditazione e ben presto deluso dagli standard insoddisfacenti della disciplina presso il suo monastero, intraprese la vita da monaco errante. Come monaco errante, visse in austerità nelle foreste, nelle grotte e nei crematori, cercando la guida degli insegnanti locali di meditazione, tra i quali Ajahn Man.
Nel 1954, dopo molti anni di vagabondaggio e di pratica, fu invitato a stabilirsi in una folta foresta, vicino al suo villaggio natale. Con il tempo, un grande monastero chiamato Wat Pah Pong, venne fondato intorno ad Ajahn Chah, per soddisfare l'esigenza di monaci, monache e laici che venivano continuamente ad ascoltare i suoi insegnamenti e a praticare con lui. Gli insegnamenti e la comunità di Ajahn Chah riproducevano elementi comuni alla tradizione della foresta come la focalizzazione sulla disciplina, la condotta morale, la meditazione, l'esperienza interiore, piuttosto che la conoscenza scolastica. Allo stesso tempo, come questi elementi erano comuni alla tradizione della foresta, così ogni monastero e ogni insegnante avevano un loro stile particolare. Ajahn Chah aggiunse, nei suoi insegnamenti, un'enfasi particolare sulla vita di comunità e sulla retta visione, come elementi essenziali nel cammino verso la liberazione.
Ajahn Chah era straordinario per la sua integrità, il buonumore e la sua profonda umanità, per il suo senso di abbandono alla pratica spirituale e al momento presente, per la sua capacità di comunicare con la gente più diversa, in modo spontaneo, diretto e gioioso. Insegnava con uno stile semplice ma profondo e sottolineava l'importanza di applicare la pratica alla vita di tutti i giorni. Come i discepoli si riunirono intorno ad Ajahn Chah, così iniziarono ad essere fondati monasteri che si ispiravano alla sua tradizione. Nuovi monasteri in questa tradizione sono stati fondati anche dopo la sua morte nel 1992. Attualmente vi sono più di 200 monasteri della foresta del lignaggio di Ajahn Chah, sparsi in tutta la Thailandia e in Occidente. Le condizioni ambientali possono influire sui dettagli dello stile di vita, ma in tutti i monasteri ispirati a lui, la semplicità, l'attenzione e la stretta aderenza alla disciplina monastica, sostengono e incoraggiano i residenti a vivere una vita pura, focalizzata sulla continua coltivazione della virtù, della meditazione e della saggezza.

La tradizione della foresta va in Occidente
Lo stile di Ajahn Chah, dei suoi insegnamenti e la sua personalità avevano una capacità più che unica di raggiungere le persone di altre nazionalità. Molti stranieri vennero ad imparare, ad esercitarsi, e ad ordinarsi con Ajahn Chah. Il primo di questi fu un monaco americano, Ajahn Sumedho. Nel 1975, gli abitanti di un villaggio non lontano dal monastero di Ajahn Chah, chiesero ad un gruppo di discepoli occidentali, di fondare un nuovo monastero. Ajahn Chah si disse d'accordo, e fondò Wat Pa Nanachat (Monastero Internazionale della Foresta) vicino al villaggio di Bung Wai, con la funzione di centro di addestramento per discepoli di tutte le nazionalità. Da quel tempo, Wat Pa Nanachat, è diventato un monastero molto apprezzato, e ha aperto altri centri monastici di meditazione, alcuni in foreste remote, altri in località di montagna. Tra il monastero principale e i centri ad esso associati, Wat Pa Nananchat oggi conta più di 50 monaci che rappresentano 23 nazionalità diverse.
Nel 1976 l'associazione buddhista inglese "English Sangha Trust", invitò Ajahn Sumedho a fondare un monastero Theravada a Londra. Con un piccolo gruppo di monaci, Ajahn Sumedho accolse questa richiesta e fondò il primo monastero nella tradizione di Ajahn Chah, fuori della Thailandia. Da quel momento, un significativo numero di monasteri della tradizione di Ajahn Chah, sono sorti in Inghilterra, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Svizzera, Italia, Canada e Stati Uniti.
Questo sviluppo include anche la fondazione di una comunità di monache (Siladhara). Il primo centro interamente riservato alle monache fu creato nel 1980 vicino al monastero di Chithurst, il secondo nel 1984 come parte della comunità di Amaravati.
Questi monasteri, sotto la guida di alcuni monaci occidentali alcuni dei quali diretti discepoli anziani diretti di Ajahn Chah, coltivano l'esempio del monachesimo della foresta in Occidente. L'attività di questi monasteri consente di sviluppare la pratica diretta e semplice di ciò che il Buddha ha insegnato fin dalle origini, così com'è stata tramandata per 2500 anni attraverso la tradizione della foresta, accompagnando in tal modo il buddhismo nel suo processo di traslazione e adattamento al mondo occidentale.
I monasteri vengono fondati solo quando vi è una comunità laica che lo richiede e sono sostenuti interamente dalla generosità dei laici. Essi provvedono a creare centri per l'addestramento dei monaci e spazi per l'insegnamento e la pratica della comunità laica.

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